Editoriale

La differenza tra hamburger vegetali, da macellazione e cell based (carne coltivata)

Come continuare ad essere carnivori senza avere un impatto negativo sul futuro del pianeta? Nel 2050 il mondo avrà 10 miliardi di abitanti ,ma le risorse del nostro pianeta saranno sempre le stesse. Anzi sempre meno, perchè per sfamare la popolazione attuale lo stiamo distruggendo. Deforestazione, allevamenti intensivi, non sono problemi che si risolvono additando chi produce quello che noi compriamo. Dobbiamo essere noi a determinare un cambiamento nei nostri consumi. Finché nel banco carne ci sarà quotidianamente scelta tra infiniti “ tagli” di agnello, manzo, coniglio, maiale etc è evidente che l’avanzo (di vite sacrificate) sarà gettato.

Eppure quando si rileverà che l’invenduto sarà troppo, allora il supermercato ne acquisterà meno al mattatoio, che ucciderà quindi a sua volta meno animali da vendere e così via alla fonte del problema. 

In parallelo alle nostre abitudini consumistiche, in altri continenti un nostro coetaneo muore di fame? Sì ,certo, anche se sempre meno: perchè le possibilità di consumare proteine animali si sono estese anche a paesi dove un salario medio mensile costa quanto una nostra spesa quotidiana. Come? Abbassando il costo della carne. Come? Aumentandone la produzione. Dove? In luoghi sempre più serrati, abusando di antibiotici per contrastare la perdita di “capi di bestiame” (che parola orribilmente medievale per degli esseri senzienti) dovuta al dilagare di malattie per carenze igieniche e promiscuità. 

Ai tempi dei nostri nonni la carne era riservata ai ricchi e ai bambini di chi poteva permetterselo. Non era certo un lusso per tutti. Una bistecca che aveva pascolato per anni nei campi -senza essere “pompata” con chissà quali ormoni per poterla macellare grossa e grassa già a pochi mesi – doveva essere rimborsata per bene all’allevatore che ne garantiva la qualità. E dal macellaio in un determinato giorno, c’era solo quell’animale e non 10 tipi diversi tra cui scegliere come soddisfare i capricci del palato.

I mattatoi oggi uccidono settimanalmente miliardi di animali per miliardi di consumatori, ciò significa comunque dover sfamare questi animali finché hanno vita (e una mucca mangia ogni giorno molto, molto più di un umano: parliamo di 70kg di cibo e di 80 litri di preziosissima acqua!!), ecco quindi abbattere centinaia di migliaia di ettari di foreste che producono il nostro ossigeno-> per produrre cibo che consumano i cadaveri che poi finiscono nel nostro piatto….o nella spazzatura.

Ora anche i più cinici però si sono accorti che sul breve periodo le foreste finiranno, l’acqua pure e, anche se ci disinteressassimo dell’ossigeno e degli irreparabili danni ambientali che ciò sta comportando, quindi i nuovi abitanti del pianeta (se questo dovesse ancora esistere ) non avranno di nuovo più tutti accesso alla carne. Come risolvere quindi il problema carestie alle porte continuando a guadagnare sul problema?  

Qualche anno fa si iniziò a puntare sull’incredibile apporto proteico degli insetti, ma ancora la società occidentale “non ce la fa” a rassegnarsi ad un futuro di fiorentine di cavallette.

Ecco quindi iniziare a parlare di carne vegetale.

Ovvero hamburger, cotolette, salsicce o oggi addirittura anche affettati “a forma” di “ carne” ma a base di alternative vegetali come il tofu, la soia, i pomodori o le lenticchie. 

Io ho smesso di mangiare carne infatti in un’era felice, in cui posso avere questo contentino. E’ un piccolo sacrificio -da un’ex amante della tartare- che vale le vite che non contribuisco a far mandare al macello. Perchè io i video di cosa succede lì dentro li ho guardati e se lo aveste fatto anche voi probabilmente non avreste potuto continuare a mangiare quello che mangiate senza arrossire (forse per questo non tutti li guardano: eppure la vostra scelta alimentare così perde paradossalmente di libertà e consapevolezza per propria omissione). 

Giuro solennemente a chi ci sta pensando di vivere felicemente anche rinunciando alla tartare e avendo cambiato solo leggermente le mie abitudini alimentari grazie ai paliativi, assolutamente lodevoli, messi a disposizione dal mercato per chi vuole esser parte della soluzione e non dei problemi del nostro pianeta.

Un piccolo segnale che condiviso da milioni di altre persone come me (in Inghilterra una persona su tre è vegetariana se non vegana) ha fatto sì che già da parecchi anni si iniziasse ad investire per trovare una alternativa anche per i palati più fini che ancora oggi restano ancorati al consumo della carne perchè -è evidente-: “una vera bistecca sarà sempre più autentica della sua alternativa vegetale” e quindi…. al mattatoio mucche! Nella cultura di molte persone la felicità passa dal mangiare, è un retaggio culturale avido che ha radici psicologiche proprio nella privazione patita dai nostri antenati milioni di anni fa. Ma questa è un’altra storia.

Per convertire quindi anche gli ultimi carnivori, visto che altrimenti il pianeta (dei nostri bisnipoti) sparirà (per le nostre colpe), è stato necessario investire moltissimi soldi nella carne vera. Sì, ma prodotta in laboratorio: ciò avviene, spiegato in modo molto semplicistico, prelevando e “coltivando” le cellule da un campione di tessuto di un animale vivo. Senza sofferenza, senza rischi di malattie trasmesse all’uomo (come la febbre suina o la avarian…o il COVID), senza sprechi di vite, senza sangue….Certo poi ci sarà sempre chi dirà che non è la stessa cosa rispetto ad un hamburger vero, nonostante sarà assolutamente identico, ma tant’è noi umani non siamo mai d’accordo o contenti. 

Pensiamo almeno a salvare gli animali e il pianeta mentre litighiamo fra noi. Tanto al momento un piatto di questa carne costa quanto un appartamento quindi deve ancora arrivare sul mercato di noi mortali, ma le proiezioni stimano che ciò avverrà nei prossimi anni. E io non vedo l’ora di vedere il mondo diventare un luogo migliore per i nostri figli e la natura che ci ospita.

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Pubblicato da
Giulia Giontella
Tag: hamburger

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