Cavalli

Saint Boy, Kim e Annika

Qualcuno ha gridato talmente forte che non è possibile tacere e passare oltre senza dar voce alla sua storia.

C’era una volta SB, nato da un padre che non ha mai visto e da una bellissima mamma che ha conosciuto solo per pochi mesi. Come tante disgraziate prima di lei è stata venduta ad un facoltoso commerciante che ne apprezzava la prestanza fisica. 

Suona così lo schiavismo moderno che si consuma sotto ai nostri occhi indifferenti. 

Certo, ora che scoprirete che non riguarda più donne di un altro continente, come appena pochi decenni fa, bensì un’altra specie, tirerete un sospiro di sollievo: ma solo perchè la specie in questione non ha voce propria, per giudicarci e farci vergognare, non significa, però, che i nostri usi legalizzati siano al di sopra di ogni giudizio. 

SB, questo eroe moro, è riuscito infatti a gridare qualche mese fa, e lo ha fatto in mondovisione, così forte che anche i sordi hanno sentito quella sua richiesta di aiuto disperata. 

Eppure SB aveva avuto una vita in discesa, genealogia da campione, un curriculum che farebbe invidia a qualsiasi “cavallo delle carrozze” ancora in attività nelle nostre arretrate città d’arte. 

Mi piace infatti pensare che quel grido non fosse un urlare per sé stesso. 

No: un cavallo d’alto rango, cresciuto e destinato alle olimpiadi, ha la testa per combattere le cause degli altri, più deboli di lui, piegati dall’uomo in millenni di storia. Quel grido diceva “sono intelligente anche se non posso esprimerlo con i vostri metri di giudizio verbali, ho una dignità anche io: se dite che nel 2021 la mia specie viene rispettata posso quindi permettermi di non fare quello che mi ordinate a suon di frustate? o no? O mi manderete al macello, come i miei cugini, quando avrò finito di infortunarmi per saltare più in alto allo scopo di far vincere voi ai vostri giochi ludici?”

Rifiutandosi di saltare, in una competizione olimpica, con sopra una sconosciuta isterica (Annika), che lo percuoteva ripetutamente aiutata dalla sua coack Kim Raisner, ha dimostrato senza parole, su tutte le televisioni internazionali che hanno ripreso la notizia, che siamo ancora così involuti e piccoli rispetto alla grande dignità che riesce ad esprimere un animale rifiutandosi di piegarsi a modi barbari eppure legali (non mi risulta speroni e frustino siano vietati) nella nostra “civilissima ed evoluta” società. 

Ho avuto il privilegio di incontrare dei cavalli selvatici in passeggiata sui monti in più occasioni, sempre mi ha colpito l’intensità della loro semplice presenza. Come ti guardano dall’alto in basso per gerarchia naturale, disponendosi ad osservarti elegantemente in gruppo, unito e solido. Forse questo spiega il perchè piccoli uomini o piccole donne, per sentirsi più grandi di quanto non siano realmente, sfruttino da secoli queste meravigliose creature per provare ad apparire più importanti e “ grandi” di quanto non siano. 

Il fatto che la tradizione di montare questi meravigliosi esemplari sia antica forse un millennio non giustifica il fatto che noi discendenti di tanti -autoproclamati- cavalieri, non possiamo nel 2022 evolverci e finalmente dal basso dimostrare la nostra grandezza liberando una specie dalla schiavitù. 

Dissociarci dalle colpe delle generazioni che, prima di noi, in battaglia mandavano “coraggiosamente” avanti animali a combattere le guerre degli uomini è un inizio che non vuole condannare gli usi antichi, bensì disegnare un futuro veramente grato alla natura della propria bellezza che condanna invece gli usi attuali che la danneggiano.

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Pubblicato da
Giulia Giontella
Tag: saint boy

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