“Back to the wild “ è il libro scritto da Norman Carr sui cuccioli di leoni Big Boy e Little Boy, pubblicato a Londra nel 1962.
Durante un pattugliamento anti bracconaggio lungo i confini del Nord Rhodesia, alla confluenza dei torrenti Lufupa e Kabanga, Chanamina, uno dei guardiani del team di Norman Carr, sentendo uno strano movimento alla base di un grande sicomoro si avvicinò, scoprendo in una rientranza (bole) tre batuffoli di pelo accucciati che con flebili mugolii reclamavano un pasto. Rendendosi conto della pericolosa situazione Chanamina, imbracciato il fucile, fece appena in tempo a salvarsi dalla aggressione improvvisa della leonessa, che non ebbe scampo.
I tre, nati da poco, avevano gli occhi appannati appena aperti dei neonati, incerti sulle zampe. Chanamina temeva la reazione di Norman se i cuccioli non fossero stati salvati. Sapeva bene che il suo capo aveva spesso curato nel suo quartiere generale animali del grande parco di Kafue. Norman avrebbe saputo cosa fare. Ma la distanza di quattro giorni di viaggio era il vero ostacolo alla loro sopravvivenza, senza cibo i piccoli non sarebbero sopravvissuti.
Chanamina decise allora di portare i tre nella missione più vicina, sperando che i missionari avrebbero trovato del latte . Nel frattempo Norman, avvertito della nuova situazione avrebbe inviato un mezzo per prelevarli.
Iniziò cosi nel lontano 1957 la lunga storia di una insolita paternità. Norman aveva speso molti anni a studiare il comportamento dei leoni che amava particolarmente. La sua scelta di vita, unita ad una preparazione professionale di grande livello, lo avrebbero certamente guidato nel compito arduo di crescere e riportare in natura i due cuccioli rimasti che chiamò Big Boy e Little Boy.
Con esperienza si trovò la formula adatta per lo svezzamento dei piccoli. E, con abbondanza di cibo i due si trasformarono presto in cuccioloni sempre al seguito di Norman, padre putativo che non li lasciava alle cure di nessuno.
In qualunque posto fosse richiesta la sua presenza i due trovavano posto sul Land Rover e compivano lunghe trasferte senza mai staccarsi da lui.
Ma il tempo passava e si rendeva necessario il passo successivo, l’inevitabile doloroso distacco. Iniziò così una fase di addestramento alla caccia che gradualmente avrebbe permesso a Big Boy e Little Boy di rientrare “Back to the Wild”.
Mese dopo mese, con l’esperienza di tanti anni spesi ad osservare le abitudini di leoni adulti, Norman fu in grado di insegnare loro a cacciare inizialmente piccole prede.
Adeguatamente addestrati, i due dimostrarono ben presto le loro innate doti di cacciatori fino al momento in cui furono pronti per la nuova avventura di adulti nella savana africana.
Era l’aprile del 1988 quando, con mio marito Franco arrivammo a Mfuwe da Lusaka diretti a Kapanik, il lodge di Norman per una vacanza–safari. Eravamo sulle rive del Luangwa, il fiume degli elefanti, popolato da una quantità incredibile di ippopotami che di giorno e di notte, riemergendo dall’acqua, emettevano rumorosi brontolii. Norman aveva qualche decennio sulle spalle e usciva ormai raramente alla guida di uno stagionato Land Rover che aveva visto anni migliori. Uomo schivo di natura, era stato attratto da un mio cappello di paglia di foggia coloniale che si fece regalare in cambio di un safari pomeridiano in sua compagnia.
Conosceva ogni palmo di terra. Riconosceva dalle orme gli animali che erano passati sul terreno, la loro direzione, fiutava l’aria e l’occhio ceruleo un po’ appannato vedeva lontano prima di noi un animale o un uccello. Ricordo una radura dove centinaia di impala si muovevano lenti brucando l’erba giallastra.
All’improvviso lo sbucare di un branco di licaoni fece loro rizzare le orecchie. La scena che seguì fu fulminea. Un licaone possente partì in rapida corsa seguito a corona dagli altri membri del branco che chiusero a cerchio alcuni malcapitati impala, qualcuno si sarebbe saziato con il sacrificio di altri.
Così è la natura selvaggia ma… sovente non va meglio tra gli umani.
Ciao Norman ancor oggi dopo molti anni e molti safari rimane in me l’indelebile ricordo di te e dei racconti dei tuoi leoni sulle rive del Luangwa.
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