Un nuovo rapporto del WWF afferma che, direttamente o indirettamente, gli esseri umani hanno spazzato via più della metà di tutti gli animali viventi dal 1970 ad oggi.
Il nuovo report del WWF si è basato sul lavoro di 59 scienziati ed ha sottolineato come la popolazione umana sta distruggendo praticamente tutti gli ambienti del pianeta, annientando gli ecosistemi e minacciando tutti i tipi di creature.
“Siamo sonnambuli verso il bordo di una scogliera”, ha detto Mike Barrett, direttore esecutivo della scienza e della conservazione del WWF. “Se ci fosse un calo del 60% nella popolazione umana, sarebbe equivalente allo svuotamento del Nord America, Sud America, Africa, Europa, Cina e Oceania: questa è la portata di ciò che abbiamo fatto”.
Il rapporto del WWF del 2018 è uno studio completo sulla salute del pianeta, un triste promemoria di come gli esseri umani hanno portato alla distruzione di gran parte della natura. Il risultato principale è quello della popolazione di vertebrati (in media è diminuita del 60% in poco più di 40 anni, un tasso di declino del 13,6% per decennio.)
D’altro canto sono numerosi gli sforzi per riuscire a proteggere le specie animali, per esempio in India il numero di tigri è aumentato, il delfino di fiume in Amazzonia è finalmente specie protetta, mentre in Etiopia si è arrivati ad una stabilizzazione dell’habitat del lupo etiope.
Ma la situazione a livello mondiale rimane comunque preoccupante. L’America centrale e meridionale ha registrato un calo dell’89% nelle popolazioni di vertebrati, in gran parte causata dall’abbattimento di vaste aree di fauna selvatica. Molte aree libere vengono utilizzate per coltivare soia, che viene esportata in gran parte in Europa e negli Stati Uniti. “È un classico esempio di dove la scomparsa è il risultato del nostro consumo, perché viene esportato nel Regno Unito per nutrire suini e polli”, ha detto Barrett.
La più grande causa della perdita di fauna selvatica è la distruzione degli habitat naturali, generalmente per creare terreni agricoli. La seconda causa più diffusa è l’uccisione per avere cibo, con oltre 300 specie di mammiferi in estinzione. Anche negli oceani la situazione non è migliore: la maggior parte degli stock ittici è sovrasfruttata e molte popolazioni stanno già iniziando a collassare. Senza poi dimenticare l’inquinamento chimico e plastico che sta invadendo l’intero pianeta.
Il problema è di certo enorme e allo stesso tempo davvero preoccupante, non esiste una soluzione veloce e semplice. C’è sicuramente bisogno di un cambiamento e noi dobbiamo essere i primi a rendercene consapevoli perché ne va anche della nostra vita, non solo quella degli animali.
Living Planet Report si va ad aggiungere ai numerosi documenti e ricerche che dimostrano quanto sia importante il sistema naturale per la nostra società. Dipendiamo dagli impollinatori per l’agricoltura, dipendiamo dagli alberi per stabilizzare i suoli e dipendiamo da una miriade di animali che offrono innumerevoli servizi ambientali. Se loro vengono a mancare presto potrebbe toccare anche a noi.
Il rapporto vuole sollecitare i leader politici a capire quanto sia urgente la situazione e ad agire immediatamente. “Tuttavia, il futuro di milioni di specie sulla Terra sembra non aver catturato l’immaginazione o l’attenzione dei leader del mondo abbastanza da catalizzare il cambiamento necessario. Dobbiamo aumentare radicalmente la rilevanza politica della natura e stimolare un movimento coeso tra attori statali e non statali per guidare il cambiamento, per garantire che i decisori pubblici e privati comprendano che il business come al solito non è un’opzione “. Il rapporto si conclude con una richiesta di un accordo internazionale per frenare il tasso di perdita di biodiversità. Il WWF considera i prossimi due anni cruciali se vogliamo raggiungere questo obiettivo.
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