Rettili

Conosci il segreto mortale del drago di Komodo?

Non c’è nulla da fare, ognuno di noi ne ha conosciuto almeno uno, alcuni ne hanno avuto subito paura, altri invece ne hanno conosciuto di docili, animali dal cuore d’oro. Di quale animale parliamo? Del Drago, ovvio!

Paradossalmente nei racconti epici le storie che riguardano i draghi parlano di creature dall’aspetto terribile, rettili troppo cresciuti, insomma. Nei cartoni animati per i bambini, invece, i draghi sono per la maggior parte amici gentili, eroi o al contrario dei veri fifoni. Ma nella realtà i draghi esistono davvero? E come sono? 

Il Drago di Komodo

Il drago di Komodo è un animale molto particolare che esiste da milioni di anni ma che solo da qualche secolo è noto all’uomo. Ma chi è questo drago? Scopriamolo meglio, secondo Wikipedia: “Il varano di Komodo (Varanus komodoensis Ouwens, 1912), chiamato anche drago di Komodo (o kizawi) è una grossa specie di lucertola gigante diffusa nelle isole indonesiane di Komodo, Rinca, Flores, Gili Motang e Gili Dasami. Appartenente alla famiglia dei Varanidi, è la più grossa specie di lucertola vivente, potendo raggiungere in rari casi 3 m di lunghezza e circa 70 kg di peso. Le sue dimensioni inconsuete sono state attribuite al gigantismo insulare, dal momento che nelle isole in cui vive non vi è nessun altro carnivoro a occupare la sua nicchia… (continua a leggere su Wikipedia).

Gli animali più pericolosi del mondo: il drago komodo (www.lacooltura.com)

Le dimensioni del drago di komodo

Quindi i “draghi” esistono! Come abbiamo visto quello di Komodo è in realtà un rettile che può raggiungere i 2-3 metri di lunghezza per circa 70-90 kg (dipende se maschio o femmina). Si tratta, quindi, di un lucertolone dalle grandi dimensioni, tra le più grandi sulla terra. In pratica un fossile vivente, dato che reperti ossei simili al V. komodoensis sono stati rinvenuti in Australia e datati ad oltre 3,8 milioni di anni fa.

La testa di questo rettile appare lunga ed appiattita, e termina con un muso arrotondato. Il suo corpo, come quello di molti altri rettili, è ricoperto di squame ed ha una grande e lunga coda assai muscolosa, tanto da essere un’arma. Anche se questo rettile si presenta goffo e pesante, per brevi scatti può raggiungere una velocità di 20 km/h. Soprattutto quando si tratta di mangiare diventa un vero velocista!

Ad oggi questo animale è tra le razze protette, si possono trovare in libertà soprattutto nella zona delle piccole isole della Sonda. Il clima di queste zone è quello di cui ha bisogno questo lucertolone. Sono stati censiti circa 4.000 esemplari, presenti sulle isole di Komodo. Ma il problema che si sta presentando e che sta mettendo a rischio estinzione questi retti è la scarsità di femmine in grado di deporre uova. Ma non solo, anche noi uomini abbiamo le nostre colpe: difatti, il bracconaggio e l’invasione umana hanno messo il pericolo l’intera razza.

Cosa mangia il drago di Komodo?

Il drago di Komodo si nutre prevalentemente di invertebrati, uccelli e mammiferi, che cattura sia inseguendo che tendendo loro imboscate, come molti rettili non disdegna nutrirsi di carogne.

Il drago di Komodo, essendo un rettile, è attivo soprattutto di giorno quando trascorre lunghe ore al sole per termoregolarsi o cacciare. Una caratteristica di questo strano animale è che può stare settimane (anche oltre 1 mese) senza mangiare, salvo poi ingerire in un singolo pasto una grande quantità di cibo, anche pari all’80% del proprio peso corporeo!

Questo drago è un animale prettamente carnivoro e un predatore molto abile e pericoloso. Difatti, nell’arcipelago in cui vive è tra le specie predominanti e mangia di tutto: carogne, cervi, maiali, draghi più piccoli e perfino grossi bufali d’acqua e… uomini.

Il drago di Komodo mangia uomini?

Ebbene si! Il drago di Komodo può uccidere un uomo e cibarsene. Così come raccontato in questo articolo apparso sul Corriere della Sera “Ucciso a morsi da due varani di Komodo“, non è infrequente registrare attacchi di questi draghi anche ad uomini.

La strategia di caccia del drago di Komodo si basa prettamente sulla mimetizzazione. Il rettile resta ben nascosto in attesa della preda perfetta, sulla quale si fionda con un agile balzo. Per i suoi attacchi utilizza soprattutto gli affilati artigli e la fitta dentatura. I suoi denti possono essere paragonati a quelli di uno squalo. Tra i rettili rappresenta una eccezione il fatto che il Drago di Komodo abbia imparato a cacciare in gruppo, a dimostrazione di uno spiccato livello di intelligenza e di socialità nel branco.

Il drago di Komodo e la sua saliva mortale (foto by Pixabay)

Come uccide il drago di Komodo? Il micidiale morso del drago

Il drago di Komodo uccide per avvelenamento ed infezione. Il drago tende a mordere la preda, per poi seguirla anche per giorni, in attesa della morte per avvelenamento/infezione. Recenti studi hanno dimostrato che non solo la pericolosità del suo morso è dovuta ad una saliva spesso sporca di sangue, dato che i suoi denti sono quasi interamente ricoperti di tessuto gengivale, che si lacera quando mastica, ed è quindi territorio ideale per lo sviluppo di alcuni batteri patogeni, ma anche dalla presenza di due ghiandole velenifere nella mascella inferiore. Tornando alla saliva di questo rettile essa è densa di batteri, per la precisione contiene più di 50 varietà differenti di batteri. Questa saliva uccide un animale ed anche un uomo avvelenandolo fino all’ultima esalazione che avviene solitamente entro le 24 ore. Una volta morsa e contagiata la preda, anche se in fuga e ipoteticamente salva, viene pedinata dal predatore in attesa che la saliva velenosa faccia effetto. Infine, una volta che la preda muore, il drago di Komodo si affida al proprio olfatto per localizzare il cadavere e banchettare.

Drago di Komodo – Scheda scientifica:

  • Dominio: Eukaryota
  • Regno: Animalia
  • Phylum: Chordata
  • Subphylum: Vertebrata
  • Infraphylum: Gnathostomata
  • Superclasse: Tetrapoda
  • Classe: Reptilia
  • Ordine: Squamata
  • Famiglia: Varanidae
  • Genere: Varanus
  • Specie: V. komodoensis

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Pubblicato da
Deborah Farinon

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